Questa piccola cappella si trova a sud del paese ed è dedicata al culto della Madonna. «Si tramanda che un Signore di Bivona, accusato di avere redatto un atto falso, sia stato colpito da mandato di cattura e tradotto nelle carceri di Sciacca. A questo punto cominciano i guai per la famiglia che, oltre ad essere privata del sostentamento del lavoro del capofamiglia, andava incontro ad un lungo e faticoso viaggio per far visita al proprio congiunto. Si ricorda, a proposito, che la storia risale al secolo scorso, quando ci si poteva spostare da un luogo all’altro ricorrendo alla carrozza, al carretto o al mulo. Quindi, raggiungere Sciacca in queste condizioni significava affrontare un viaggio di lunghe giornate e di fatica notevole. Quindi, raggiungere Sciacca in queste condizioni significava affrontare un viaggio di lunghe giornate e di fatica notevole. Il viaggio iniziava a sud del paese nell'attuale trazzera di "San Lunardu". Un giorno la donna, stanca di tanta fatica, nell'intraprendere ancora una volta la via per Sciacca, invocò con ardore la Madonna, chiedendole di sollecitare (sprisciari) la causa del marito e di farlo tornare libero a casa. Mentre la donna così pregava, sentì una voce che diceva: "E' libero, è libero". Nello stesso istante scorse una fila di muli con degli uomini e tra essi il marito. Nel punto in cui pregò, per la grazia ricevuta, la donna decise di erigere una cappelletta alla Madonna che chiamò della "Sprescia". Quando si scavò per eseguire il lavoro, fu trovato un involto in cui era racchiusa una immagine della Madonna con il Bambino che tiene il mappa-mondo in mano. Costruita la cappella, in essa fu posta l'immagine trovata e quel luogo divenne meta di culto e di preghiera, soprattutto da parte di chi desiderava l'attuazione di qualche desiderio».

Ultimo aggiornamento (Martedì 26 Febbraio 2008 09:24)